Cari colleghi,
ci lasciamo alle spalle la terza giornata di trattative nell’ambito del percorso che conduce al
nuovo Contratto della Sanità 2022-2024.
Nella giornata di oggi l’ARAN ha deciso di dare “i suoi numeri” sulle risorse a disposizione di
questo rinnovo. Peccato che, come non abbiamo mancato di dire in trattativa, con le medie non
si riempiono le buste paga.
Secondo l’ARAN l’incremento medio degli stipendi del comparto sanità, a regime, con il nuovo
contratto, raggiungerà la percentuale del 6,32%, per un valore di circa 1640 milioni,
comprensiva ovviamente, delle indennità di vacanza, sia ordinaria, che straordinaria, già
corrisposte come anticipazione nelle buste paga, e che porterà ad un aumento medio, pari a 158
euro al mese.
Peccato che, ma solo come esempio e come abbiamo detto noi in trattativa, tra queste risorse
viene ricompresa anche una percentuale dello 0,54%, che fa capo a risorse “aggiuntive”
destinate solo a specifiche categorie di dipendenti (cioè, quelli dei pronto soccorso), e che per
questo non possono certo essere considerate a disposizione di tutti gli altri.
Alla fine dei giochi, sempre secondo di conti dell’ARAN, al netto di tutte le anticipazioni già
corrisposte, resterebbero sul tavolo circa 836 milioni, che per noi però sono molti di meno se gli
si sottraggono le risorse specifiche che, come abbiamo detto sopra, andranno solo a specifiche
categorie di lavoratori.
In ogni caso, indipendentemente delle statistiche, volta per volta rappresentative di ciò che, a
seconda dei casi, chi le elabora sceglie di mettere in evidenza, è inconfutabile la necessità di
risorse fresche.
Servono più soldi perché a fronte di un’inflazione che solo nell’anno 2023 è stata pari al 5,9%,
l’aumento messo a disposizione dei lavoratori del comparto, senza le risorse aggiuntive
destinate solo a chi lavora nei pronti soccorsi, sarà pari all’1,67%.
Di questo passo, con i prezzi che galoppano a tali ritmi, e gli stipendi che non compensano
l’inflazione, come riempiremo i nostri frigoriferi? Cosa daremo da mangiare ai nostri figli?
Proprio per questo, all’opposto del Valzer di cifre e di dati statistici, il sindacato Nursing Up
chiede pubblicamente al Governo ed alle Regioni, uno stanziamento specifico, destinato
unicamente alle professioni infermieristiche, ostetriche e sanitarie ex legge 43/2006, pari a 452
milioni. Questo, ovviamente, senza nulla togliere alle risorse necessarie anche per gli altri
dipendenti del comparto.
Chiedere al Governo risorse integrative, non significa che si debba perdere l’occasione di
portare avanti i lavori del tavolo contrattuale e di parteciparvi con responsabilità, per
intervenire sugli aspetti giuridico normativi utilizzando le risorse tempo per tempo disponibili.
In fin dei conti, nessuno vieta alla politica, come già avvenuto ad esempio più volte per i medici,
di integrare le risorse che già ci sono con provvedimenti ad hoc, proprio mentre si discute il
nuovo contratto.
Per questa ragione, ha detto oggi il Nursing Up al tavolo negoziale, abbiamo chiesto un
indispensabile provvedimento di emergenza, evidenziando che occorrono almeno 452 milioni di
euro solo per le professioni sanitarie, e solo per consentire il raddoppio dell’indennità di
specificità infermieristica, di quella destinata agli altri professionisti sanitari e per l’estensione
alle ostetriche di una pari indennità.
La delegazione Nursing Up ha poi sollecitato Aran e Regioni di dimostrare che la volontà di
valorizzazione e tutela delle professioni infermieristiche e sanitarie ex legge 43/2006 non sia
destinata a restare solo un mero precetto scritto nell’atto di indirizzo del Comitato di Settore.
Insomma, se qualcuno pensa di celebrare nozze tenendo a digiuno i commensali, allora noi ci
manterremo saldamente dalla parte opposta!
Appuntamento alla prossima seduta